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COMUNICATO STAMPA
CAFFE’ LETTERARIO
presenta:

Sedici spaventapasseri
nel cuore di Roma
opere di
Pasquale Altieri,
Alfredo Anzellini,
Luigi Ballarin, Giovanni
Carpentieri, Alessandro
D’Ercole, Gerardo Di
Salvatore, Roberto
Joppolo, Lughia,
Gabriele Mazzara,
Stefania Missio, Massimo
Palumbo, Fernando Rea,
Marijcke Van Der Maden,
Riccardo Wilczeck, X.o.,
Stefano Zampieri
a
cura di
Giuseppe Salerno
inaugurazione 26 maggio
2006 ore 21.00
con performances
poetiche di
Leopoldo Attolico, Luca
Baiata, Franca Battista,
Luca Benassi, Tomaso
Binga, Paolo Borzi,
Cristiana Coen, Carla De
Bellis, Michele Firinu,
Francesca Gatto (passera
solitaria), Gianni Godi,
Paolo Guzzi, Pasquale
Innarella, Dante Maffìa,
Donatella Mei (passera
solitaria), Vito
Riviello, Alberto
Scarponi, Piero Varroni,
Simona Verrusio (passera
solitaria)
coordinamento di
Maria Teresa
Ciammaruconi e Sergio
Zuccaro
CAFFE’ LETTERARIO
Roma – Viale Ostiense 95
Dopo l’esposizione
all’Auditorium di Roma,
Parco della Musica, i
sedici “spaventapasseri”
si trasferiscono nei
locali del Caffè
Letterario della
capitale in Viale
Ostiense 95 dove ad essi
viene dedicata una
grande festa della
poesia coordinata da
Maria Teresa
Ciammaruconi e Sergio
Zuccaro.
Scrive in catalogo
Giuseppe Salerno:
Quando l’uomo mai
distoglieva i piedi da
terra e gli occhi dal
cielo, quando lo sguardo
andava oltre l’orizzonte
dove tutto si
ricongiunge, quando lo
scorrere lento delle
ore, dei giorni, delle
stagioni segnava il
tempo, quando i mondi
dell’anima erano in
sintonia con i ritmi
dell’universo, quando la
coscienza
dell’appartenenza e
della dipendenza
governava il quotidiano,
loro erano lì, piccola
cosa, a difendere il
lavoro d’ogni giorno per
la sopravvivenza.
…………..
Lontane dagli ambienti
naturali, le città hanno
generato luoghi asettici
e scandito ritmi
incalzanti che,
ignorando l’alternarsi
del giorno e della
notte, del caldo e del
freddo, hanno
compromesso il rapporto
indissolubile tra l’uomo
e il suo habitat
determinando nel
profondo di ogni anima
un malessere
esistenziale.
……………..
Da
tempo gli uomini,
prigionieri delle
proprie case, non
coltivano più la terra
mentre l’industria,
delegata dalla
collettività a governare
le grandi serre, non si
preoccupa più degli
uccelli che, non più
intimoriti dagli
spaventapasseri, sono
braccati dai
cacciatori.
E
gli uccelli con i loro
semi si inurbano.
E
mentre tra l’asfalto
nascono ciuffi verdi di
speranza, gli
spaventapasseri tornano
a reclamare la propria
terra.

www.caffeletterarioroma.it

L’Associazione Culturale
“Il Granarone” presenta:
“tornano gli
spaventapasseri”
a
cura di
Giuseppe Salerno
opere di
Pasquale Altieri,
Alfredo Anzellini,
Luigi Ballarin, Giovanni
Carpentieri, Alessandro
D’Ercole, Gerardo Di
Salvatore, Roberto
Joppolo, Lughia,
Gabriele Mazzara,
Stefania Missio, Massimo
Palumbo, Fernando Rea,
Carlo Scaparro, Marijcke
Van Der Maden, Riccardo
Wilczeck, X.o., Stefano
Zampieri

19-21 maggio 2006
FIERA DEI FIORI
Roma – Auditorium, Parco
della Musica
Una manifestazione
quella degli
“spaventapasseri” che si
inserisce all’interno
della Fiera dei Fiori,
la prima mostra mercato
che si realizza nel
cuore della città di
Roma, all’interno del
Parco della Musica,
luogo prestigioso per la
sua architettura e per i
contenuti che è deputato
ad ospitare. Una
manifestazione che per
prima infrange quella
visione che vuole la
città e la campagna
luoghi separati e quasi
antagonisti.
Dimenticato il piacere
del verde e della sua
cura le città appaiono
spesso spoglie ed
estranee a quel mondo
naturale che ha concesso
loro i propri spazi. I
fazzoletti di natura
scarsamente presenti
sono per lo più ridotti
a luoghi della memoria,
intoccabili ed a
fruizione condizionata,
mentre l’assenza quasi
totale di amore e di
cura per le piante rende
le facciate dei nostri
palazzi grigie, di un
grigiore che accompagna
monotonamente
l’alternarsi delle
stagioni.
La riconquista di una
visione globale e la
rinnovata coscienza di
appartenenza sono le
sole a poter alimentare
quella cultura del bello
e dell’equilibrio capaci
di dare colore e gioia
al quotidiano.
Dal testo in catalogo:
Quando l’uomo mai
distoglieva i piedi da
terra e gli occhi dal
cielo, quando lo sguardo
andava oltre l’orizzonte
dove tutto si
ricongiunge, quando lo
scorrere lento delle
ore, dei giorni, delle
stagioni segnava il
tempo, quando i mondi
dell’anima erano in
sintonia con i ritmi
dell’universo, quando la
coscienza
dell’appartenenza e
della dipendenza
governava il quotidiano,
loro erano lì, piccola
cosa, a difendere il
lavoro d’ogni giorno per
la sopravvivenza.
Non certo per
scongiurare i nubifragi,
i terremoti e le
catastrofi, ma per
tenere lontani gli
uccelli.
Quegli stessi uccelli
che nell’ambiente
naturale, non
condizionato dalla
presenza umana,
propagano il seme dando
vita a vegetazioni
“spontanee” i cui
frutti, a disposizione
di tutti, sono la
ricchezza della terra.
Ma l’uomo poi, sempre
più chino a curare il
“proprio” orticello, ha
smesso, scacciati gli
uccelli, di osservare le
stelle, ha innalzato
steccati ed ha preso,
dimentico dall’antica
coscienza e carico della
presunzione di chi vuol
sentirsi vicino al
creatore, a edificare il
suo mondo artificiale.
I crocevia dello
scambio e dell’incontro
sono divenuti
rapidamente, nei
secoli, tessuti urbani,
megalopoli che,
sottraendo la terra ai
nostri piedi hanno
lasciato che gli
orizzonti scomparissero
dietro le costruzioni.
Lontane dagli
ambienti naturali, le
città hanno generato
luoghi asettici e
scandito ritmi
incalzanti che,
ignorando l’alternarsi
del giorno e della
notte, del caldo e del
freddo, hanno
compromesso il rapporto
indissolubile tra l’uomo
e il suo habitat
determinando nel
profondo di ogni anima
un malessere
esistenziale.
La cultura fondata
sulla massima
specializzazione,
insieme alla tendenza
esasperata a
frammentare,
costringono tutto in
recinti sempre più
piccoli e tra loro
privi di comunicazione.
La città e la
campagna, l’asfalto e la
terra.
Da tempo gli uomini,
prigionieri delle
proprie case, non
coltivano più la terra
mentre l’industria,
delegata dalla
collettività a governare
le grandi serre, non si
preoccupa più degli
uccelli che, non più
intimoriti dagli
spaventapasseri, sono
braccati dai
cacciatori.
E gli uccelli con i
loro semi si inurbano.
E mentre tra
l’asfalto nascono ciuffi
verdi di speranza, gli
spaventapasseri tornano
a reclamare la propria
terra.
Via di
porta segreta 8, 01030
Calcata ( VT ) tel./fax.
0761-587855
www.ilgranarone.com
e-mail
info@ilgranarone.com
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