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EShAkeSPEaReATISMO
ovvero Capece, Macbeth e l’Esasperatismo.  

25 marzo
11 aprile 2006

Olii acquerelli e grafiche di
NUNZIO CAPECE

in mostra al centro d'arte e cultura
"IL BIDONE"
via Salvator Rosa 159
di fronte all'uscita del metrò collinare
Napoli

orario 17,00 / 19,30
domenica chiuso

 

 

Titolo volutamente impronunciabile ed enigmatico, associa Esasperatismo e Shakespeare, il secondo contenuto nel primo, in un sottile meccanismo concettuale.
La storia di Macbeth, che Capece reinterpreta in alcuni olii e grafiche, è l’indagine sul dramma dell’ambizione che, nell’ultima opera shakespeariana, è al più alto livello di abiezione ed esasperazione.
Influenzato e colpito nelle prove del Macbeth che il regista Carlo Cerciello mette in scena dal 17 marzo al 16 aprile nel teatro-laboratorio “Elicantropo”, Capece fa suo il tema riportandolo col suo “realismo immaginario” al nostro tempo.
L’ambizione smisurata che non si ferma davanti al delitto rispecchia perfettamente il machiavellismo dell’uomo moderno di fronte ad uno dei suoi difetti e Capece lo ritrae crudamente nell'atto supremo del regicidio.
È qui che si incrocia il dramma shakespeariano con il tema filo conduttore del racconto di Capece che vede questo atto aberrante nel modo più cinico. Il "Macbeth" di Capece è esente da rimorsi e sembra andarsi ad identificare con certa parte di umanità, la peggiore, che vive e prospera del sopraffare il proprio simile.
Vittima di tutte le storie di ordinaria criminalità, Re Duncan potrebbe essere il neonato buttato nel cassonetto, o la signora morta per uno scippo, l’uomo pugnalato dal rivale, e così via a salire nella scala dell’interesse e dell’abiezione, al parente eliminato dall'erede, all'imprenditore ucciso dal socio, al presidente ucciso dal vicepresidente, arrivando alla guerra ed allo sterminio.
Macbeth che decapita il suo re, fa uccidere il suo amico e massacrare chi potrebbe attentare al suo trono, in Capece è il criminale che sta nell’uomo, in tutti, e che non aspetta altro che l’occasione per manifestarsi mentre lady Macbeth, compagna e complice, è la coscienza lucida istigatrice e giustificatrice delle sue nefandezze.
È "l’uomo col cappello"* per eccellenza, nelle motivazioni originarie che Capece ama ritrarre, e se tra i suoi tristi figuri vi sembrerà di riconoscere qualche personaggio attuale, è probabile che riterrete il riferimento emblematico e tutt’altro che casuale.
Il tema è fortemente collegato in chiave pessimistica agli enunciati del movimento artistico e culturale “Esasperatismo Logos & Bidone” a cui Capece ha aderito e che è, forse, la maggiore e migliore alternativa ad un modo “istituzionale” di intendere l’arte a Napoli.
                                                                                                         
               Oscar Rafone (marzo 2006)

* "L'uomo col cappello" è il primo dei cicli figurativi della pittura di Capece.

www.nunziocapece.it

 

 

 

"Il trasporto della Croce"
olio su tela cm 80x80.
Citazione dell'omonima opera di Hieronimus Bosh, ne rispecchia il contenuto: lo spirito cristiano viene accompagnato al patibolo da una folla di personaggi grotteschi in rappresentanza dell'umanità più degradata. 

 

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