Perché una “
rosa di colore
indefinito”,
oggi tanto
discussa, fa
considerare il
“sorriso” sotto
una luce
diversa?
Qualcuno di noi
aveva forse
bisogno di
farselo ripetere
tra le righe di
una metafora
medievale?
Ho impiegato un
po’ di tempo a
capirlo,
quarantanni per
l’esattezza ma
adesso ne sono
certo:
La giornata
piu’ sprecata
dell’ anno è
quella in cui
non si è
riusciti né a
dare né a
ricevere un
sorriso!
Io voglio
insistere su
questo sorriso.
Un sorriso che
va innescato
“prima”, va
utilizzato
come
atteggiamento,
come modo di
vivere, con le
capacità di
affrontare i
fatti della
vita, prima
che i
sentimenti, le
emozioni, le
decisioni
sfuggano al
controllo e ci
trascinino
persino contro
la nostra
volontà.
Il sorriso non è
ipocrisia.
Noi veniamo al
mondo per
sorridere.
All’inferno non
ne avremo piu’
la possibilità
ed in paradiso
il fatto non
sarebbe visto
nel modo
conveniente.
Quello di cui
parlo è un
sorriso
metaforico, un
atteggiamento
che assicura
un certo
distacco dalle
cose, che
impedisce di
presentarcele
con la ferocia
dell’attacco o
con la paura
della fuga,
invece di
aiutarci a
fermarle e a
modificarle.
Il sollievo
creato da questo
distacco può
essere sì,
momentaneo, ma
talvolta è
proprio quello
di cui abbiamo
bisogno per far
posto ad una
riflessione, per
permettere ad un
pensiero di
scorrere senza
gli arresti
paralizzanti
dell’odio e la
paura
dell’indignazione.
Noi siamo in
grado di
giudicare una
persona dal suo
sorriso e se
riusciamo
ad apprezzarne
la sincerità,
senza sapere
nulla di lui,
possiamo essere
certi
di trovarci
davanti ad un
“galantuomo”.
A provocare un
sorriso è quasi
sempre un altro
sorriso.
Un sorriso
liberatorio
dalle ossessioni
che limitano la
nostra
intelligenza e
che riducono la
nostra capacità
di instaurare
rapporti nuovi
da contrappor-
re agli
abituali,
uscendo così
dagli schemi
della routine
classica.
Sappiamo come si
possa vivere di
rancore e di
vendetta, per
anni, vivere in
una sorta di
odio costante
che, come un
tumore,
distrugge le
nostre forze
migliori. Ah!...
di certo un
sorriso può
aiutarle ad
essere impiegate
in azioni di
miglior causa.
Ahimè! Se ognuno
potesse rendersi
conto di quanto
può valere un
pensiero
illuminato da un
sorriso!
Tutto sommato
non costa nulla
ed ha un enorme
valore.
Sappiamo anche
come, con un
viso
sorridente, sia
persino piu’
facile far
accettare gli
insegnamenti, le
correzioni ed
anche le
critiche, che
perdono
così lo
spiacevole
carattere
personale per
assumerne uno
piu’disinteressato.
Se poi il
sorriso sarà
contraccambiato
potremo essere
sicuri che la
comuni-
cazione è andata
completamente a
segno.
Perdonatemi, ma
non so
rinunciare su
questo punto.
Alludo
all’energia di
cui siamo
portatori, che
se si spande ci
rende contenti,
se viene
trattenuta ci
frusta.
Il sorriso nasce
dal cuore ed è
alla base
dell’amicizia:
non è sempre
l’ideale per
iniziare un
rapporto, lo è
di certo per
finirlo.
Liberiamoci con
un sorriso e
facciamolo
improvvisamente!
Un sorriso
rappresenta
l’energia
disposta a
centuplicarsi e
ad accogliere in
quel modo gli
eventi,
precedendoli,
accompagnandoli,
seguendoli.
E se c’è chi
continua a
credere e a
predicare che è
meglio un
mondo serio,
magari
serioso ed
impegnato,
perché i veri
problemi sono
seri…beh, peggio
per lui!
Io, nella
saggezza dei
miei quarantanni(!),
preferisco il
sorriso dato e
ricevuto che
rende le
giornate un po’
piu’ lievi e
perché no, un
po’ piu’ felici
e degne di
essere vissute.
Solo così saremo
noi stessi e non
ci
autoinganneremo.
Un sorriso, una
danza per il
cuore, una
musica per la
mente.
Anonimo
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